
In questa sezione vogliamo raggruppare contributi degli “storici” della nostra associazione, che ringraziamo, che hanno studiato lo sviluppo negli anni dei cammini e dei percorsi medioevali , per favorirne da un lato la conoscenza e l’approfondimento personale e dall’altro come sia importante capire oggi come è evoluto il territorio, le sue origini le sue caratteristiche. Spetta a noi valorizzare e fare conoscere cammini-percorsi-itinerari, a tutti coloro che vi abitano, non soltanto per una ” memoria ” storica, ma soprattutto per rendere attuale la vita dei nostri “avi” e di quello che ci hanno lasciato.
Buona Lettura
La “strada francisca novariensis” del Medioevo
Le origini di una strada di commerci e di pellegrinaggi dal Sempione a Pavia

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sezione storia
la vita di san Bernardo d’Aosta
a cura di Giuseppe Carnaghi
Fu un religioso valdostano vissuto nell’XI secolo, gli sono state attribuite origini nobili da una leggenda tarda. E’ molto probabile che possa essere nato intorno al 1020 nella città di Aosta dove visse gran parte della sua vita. E’ stato chiamato anche Bernardo di Novara in riferimento alla città dove morì e che consacrò la sua tomba iniziandone il culto. Secondo la tradizione raccolta dallo “pseudo Riccardo”, nacque a Menthon Saint Bernard sulle rive del lago di Annecy e per questo è conosciuto anche col nome di san Bernardo di Mentone.

Lungo il baluardo partigiani a Novara, all’incrocio con via Ploto, si erge la colonna con statua in pietra dedicata a S. Bernardo da Mentone – S. Bernardo d’Aosta. Il basamento quadrato sarebbe al centro di una piccola fontana, ma senza acqua. Sulla colonna S. Bernardo è raffigurato mentre tiene il drago-demonio alla catena secondo una iconografia consueta anche nelle rappresentazioni pittoriche delle chiese delle nostre campagne.
Nei secoli XIII e XIV le fonti liturgiche lo hanno soprannominato Bernardus Montis Iovis a ricordare il celebre ospizio che porta il suo nome.
E’ certo che fu attivo nella curia aostana e ricoprì prima il ruolo di canonico e poi quello di arcidiacono della cattedrale di Aosta. Le notizie biografiche, già estremamente scarse, sono state rese più confuse da una fortunata falsificazione agiografica. Il compilatore di questa biografia contraffatta visse agli inizi del sec. XV, si attribuì il nome di Riccardo di Valdisère dichiarandosi compagno e poi successore di Bernardo nell’arcidiaconato di Aosta e, pertanto, testimone dei fatti che ha narrato. Approfittando del vuoto di notizie storiche, poté costruire una biografia del santo accogliendo ed amplificando gli svolgimenti di una già ricca tradizione popolare. Data l’inaffidabilità della “leggenda riccardiana”, la “Vita beati Bernardi” è l’unica fonte utile. Questa fonte autentica è stata messa in ombra dalla leggenda di “Riccardo di Valdisère” e appare compilata non molto dopo la morte del santo ed è certamente da attribuirsi ad un chierico di Novara, forse un monaco della chiesa stessa di S. Lorenzo, dove Bernardo fu sepolto.[1]. L’origine novarese del testo, che risulta estremamente povero di riferimenti storici, rende conto della scarsa informazione del biografo e spiega la sua attenzione esclusiva per il solo momento novarese di Bernardo, limitato a poche settimane, le ultime della sua vita.
I dati storici della Vita si riducono a poche notizie: l’arcidiaconato di Bernardo ad Aosta, la sua attività missionaria nella montagna, ridotta dal biografo agli episodi di predicazione nella montagna novarese. In essa il dato più interessante è la notizia del suo incontro con Enrico IV a Pavia che rappresenta anche l’unico riferimento cronologico della vita di Bernardo.

Non sono mancate le ipotesi fantasiose nel tentativo di una concordanza tra gli accenni della Vita e i dati noti della storia valdostana. Tra queste le ingegnose ma arbitrarie ricostruzioni genealogiche che hanno avvicinato la constatazione del ripetersi del nome di Bernardo nella discendenza della famiglia dei visconti di Aosta nel sec. XI al “nobili prosapia genitus” della Vita, concludono appunto l’appartenenza di Bernardo alla famiglia bosonica e ne deducono motivazioni e circostanze per la fondazione del Gran San Bernardo. Più consistenti le congetture cronologiche derivate dal riferimento offerto dall’incontro a Pavia con Enrico IV, che Bernardo tenta di dissuadere dal suo viaggio armato contro Gregorio VII, predicendogli anche il fallimento dell’impresa.
Sul brano relativo all’incontro con Enrico IV si basano gli studi recenti per fissare senz’altro la morte di Bernardo all’anno 1081. Il 29 aprile di quell’anno Bernardo sarebbe ritornato da Pavia a Novara. Il biografo segnala come giorno del suo arrivo in città il 29 aprile, giorno dell’inizio della malattia che lo condurrà alla morte. Del resto proprio per la data della morte di Bernardo, ma ad un anno diverso dal 1081, non manca una certa documentazione. Una notizia presentata da uno strumento notarile rogato a Novara il 15 giugno 1424, in occasione della traslazione del capo del santo, e ripresa, forse indipendentemente, da altre fonti, assegna alla morte di Bernardo l’anno 1086. Resta comunque che il suggerimento cronologico della Vita per l’anno 1081 non può avere che il valore di un riferimento , non prima del quale può essere la morte di Bernardo. Persino il giorno della morte, costantemente raccolto dalle fonti agiografiche, rimane incerto. Il suo biografo dopo avere affermato che Bernardo morì a più di sei settimane dal suo arrivo a Novara e che egli fu sepolto tre giorni dopo la morte, lascia aperta tanto la possibilità dell’interpretazione del 15 giugno come anniversario della morte o anche quella del 15 giugno come anniversario della sepoltura (la morte sarebbe pertanto avvenuta il 12-13 giugno), come preferiscono alcuni.
Ma altre sono le lacune della Vita, che ignora proprio gli aspetti maggiormente celebri dell’attività dell’arcidiacono di Aosta, la fondazione cioè degli ospizi alpini che oggi portano il suo nome.

Il silenzio non sorprende, tenuto conto della sistematica omissione di ogni riferimento agli antecedenti di Bernardo, prima del suo arrivo a Novara. Peraltro nella stessa Vita l’allusione all’opera missionaria del santo è inserita in un contesto di predicazione “in montana”, anche se gli episodi riferiti sono solo quelli novaresi, come gli unici direttamente noti al biografo. Per giungere a più espliciti accenni bisognerà attendere i testi liturgici non novaresi, ormai tardi. I breviari, per esempio, a cominciare dal sec. XIII quello proveniente da St.-Maurice, ma scritto per il Gran San Bernardo, introducono un completamento del racconto per la fondazione dell’ospizio di Monte Giove, utilizzando allo scopo i responsori che accompagnano le lezioni.
Riassume anzi l’opera di Bernardo nella fondazione dell’ospizio il Martirologio della cattedrale di Aosta (prima metà del sec. XIII). Una mano più tarda (sec. XIV?) aggiunge infatti la precisazione dei rapporti di Bernardo con Aosta e la notizia delle fondazioni alpine. Si tratta di testimonianze troppo tardive, che non meriterebbero certo attenzione se non ottenessero in qualche misura una conferma nei suggerimenti delle fonti documentarie.
A cominciare dalla prima metà del sec. XII compare nei documenti la menzione, al passo del Monte Giove, di una “ecclesia sancti Nicolai”, accanto a cui sorge una “hospitalis domus”, attorno alla metà del secolo denominata senz’altro “sancti Bernardi”, destinata “ad opus pauperum” ed al cui servizio sono addetti alcuni “religiosi fratres”. La documentazione, del tutto assente per il sec. XI ed estremamente frammentaria per la prima metà del sec. XII, non permette di precisare l’epoca di fondazione della chiesa ed annesso ospizio, né di chiarire i rapporti dell’istituzione con Bernardo.
Un documento che porta la data del 1087,e in cui compare la menzione della “domus sancti Bernardi Montis Iovis” è invece sicuramente del 1287. Di altre donazioni all’ospizio agli inizi del sec. XII (1100 e 1115) ci sono giunti solo regesti inutilizzabili. Gli atti più antichi rimastici – alcune donazioni di Amedeo III di Savoia, una prima non datata, ma attribuibile agli anni 1109-1124 e un’altra dei primi mesi del 1125, documentano già l’esistenza dell’ospizio, la presenza dei “fratres”, la dedicazione della chiesa a s. Nicola. Verso la metà del secolo l'”hospitale Montis Iovis” è tra i più celebri della cristianità (Liber sancti Iacobi, a cura di J. Viellard, Mâcon 1938, dove però “Montis Iovis” è congettura dell’editore da “Montis Iocci”) e un pellegrino islandese, Nicola Saemundarson, lo segnala senz’altro come “Bernhardi hospitium” Dalla metà del sec. XII la documentazione si infittisce ed il nome di Bernardo sostituisce senz’altro, almeno nei documenti privati, quello dell’antico titolare della chiesa (il documento datato più antico è una donazione di Berta, contessa di Loritello, nella Capitanata, dell’aprile 1149), mentre s. Nicola continua a comparire nei documenti ufficiali, ma insieme con Bernardo.

Il dato comunque più interessante in tutta questa documentazione, pur così frammentaria, sembra costituito non tanto dalla stessa dedicazione a Bernardo – indizio di un culto speciale in zona tanto remota – ma dal fatto che la denominazione sembra inizialmente accompagnarsi non tanto alla chiesa quanto direttamente all’ospizio, e non suggerisce pertanto solo l’immagine di un titolare di chiesa, quanto quella del fondatore dell’istituzione. Quale concretamente sia stato l’apporto diretto di Bernardo a questa non è possibile dire. Sappiamo che fu arcidiacono di Aosta in un momento in cui nella canonica della cattedrale si praticava la vita comune. Quando poi per la “domus s. Bernardi” la documentazione inizia, i “religiosi fratres” appaiono appunto canonici regolari. Ma le costituzioni del Gran San Bernardo sono solo della seconda metà del sec. XII e denotano una influenza di s. Rufo. A quel tempo le donazioni dei pellegrini che hanno esperimentato l’assistenza dei “fratres” del Gran San Bernardo, mentre hanno moltiplicato i possedimenti dell’ospizio, hanno determinato il rapido sviluppo di una vera congregazione canonicale (Congregazione dei canonici regolari del Gran San Bernardo), le cui dipendenze si estendono per tutta la lunga fascia interessata al passo, dalla Basilicata all’Inghilterra. Una settantina ne elenca già il privilegio di Alessandro III del 3 giugno 1177. Diverse tra queste assumono senz’altro la denominazione di “domus s. Bernardi” (così a Vercelli [1152], a Troyes [1154], a Torino [1176]).

Non rientra invece nell’ambito della vasta Congregazione la fondazione minore, l’ospizio della “Colunina Iovis”, oggi Piccolo San Bernardo, che fin dalla prima documentazione appare collegato alla vicina canonica regolare di S. Egidio di Verrès, tra le cui pertinenze è posto nel privilegio di Eugenio III del 2 apr. 1145 per S. Egidio. Ma il ripetersi, fin da quella prima attestazione dell’identica dedicazione, a s. Nicola per la chiesa ed a s. Bernardo per l’ospizio, giustifica l’ipotesi di una medesima origine. Nei due casi poi la dedicazione stessa al vescovo di Mira sembra fornire anche un utile riferimento cronologico, perché ci orienta verso la grande diffusione del culto del santo in occidente, a partire dalla metà del sec. XI. Una suggestiva conferma è offerta, per la Casa del Gran San Bernardo, dagli scavi archeologici, che hanno portato alla luce i resti della primitiva, costruzione, consentendone la datazione alla seconda metà del Sec. XI.
Le fondazioni bernardine con la loro dedicazione all’arcidiacono d’Aosta, che si affianca prima e poi sostituisce la primitiva dedicazione a s. Nicola, testimoniano già della vicenda del culto di Bernardo. Questo, documentato a Novara dalla Vita per un’epoca immediatamente seguente alla morte ed accolto ormai nei libri liturgici lungo il sec. XII. Come attestano, per la prima metà del secolo, il calendario di un Passionario di Intra della chiesa di S. Maurizio della Costa, in Verbania e più tardi il Messale della cattedrale di Vercelli (1194), ebbe presto larga diffusione oltre che in tutto il Piemonte anche al di là dei versanti svizzeri e francesi delle Alpi nordoccidentali. Nel capitolo generale del 1481 la festa di Bernardo venne anche accolta dalla congregazione dei canonici regolari del SS. Salvatore di Bologna.
Secondo lo stesso rogito del 1424 a cui si deve l’indicazione dell’anno 1086 per la morte di Bernardo, egli sarebbe stato canonizzato nel 1123 dal vescovo di Novara Riccardo. Nonostante lo scarso credito della fonte, che risulta in errore almeno per il riferimento cronologico (il 10 apr. 1122 era vescovo di Novara Litifredo, mentre Riccardo morì al più tardi il 25 luglio 1120), la notizia merita attenzione come testimonianza di una “elevatio” vescovile, rito ad ogni modo richiesto dalla rapida ed estesa diffusione del culto, a cui si è accennato. Non avvenne, invece, una canonizzazione papale, da taluni assegnata al 1681. In quell’anno, dietro richiesta dei canonici del Gran San Bernardo, fu solo introdotta nel Martirologio romano la commemorazione di Bernardo.

Le reliquie del santo conservate nella chiesa di S. Lorenzo a Novara, dove era stato sepolto, furono poi nel 1552 trasferite nella cattedrale della città. Ora sono nella Cappella detta di San Gaetano (conserva la tavola cinquecentesca di Sperindio Cagnoli raffigurante l’Ultima Cena) in un prezioso busto reliquiario e in altre due teche. La sua festa ricorre il 15 giugno.
Luogo del culto tributato a questo santo fu, fino al momento della sua demolizione nel 1552, la basilica sorta sulla sepoltura di san Lorenzo, oltre le mura della città nei pressi dell’attuale stazione ferroviaria. All’edificio era annesso un convento benedettino dedicato a san Lorenzo dove si presume morì Bernardo.

La chiesa attuale di via Galvani è dedicata a San Bernardo che nel 1923 era stato proclamato patrono degli alpinisti. Fu voluta dal Vescovo Aldo Del Monte che donò poi alla parrocchia una reliquia del Santo, il bassorilievo dell’Annunciazione e la statua lignea.

Questa scheda informativa è un condensato delle informazioni contenute in:
- Dizionario biografico Treccani
- BERNARDO d’Aosta, santo; Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 9 (1967) di Raffaele Volpini con l’integrazione di notizie prese da:
- Enciclopedia Biografica Universale – Biblioteca Treccani volume 3
- https://www.sanpaolostore.it/santo/san-bernardo-daosta.aspx
- http://www.aisb.it/hospice.html
- http://viaggi.corriere.it/viaggi/vacanze/la-via-francigena-a-puntate-il-primo-tratto-italiano-in-valle-daosta/
- http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/11/18/lultimo-monaco-gran-san-bernardo-addio.html